L’innovazione della libertà

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RTRATTI – La storia della famiglia Rainero, partita da Marene e arrivata a Bra

BRA

Sono libere di pascolare nei prati rientrando in stalla quando lo desiderano, nessun muretto, nessun cancello: le vacche possono muoversi liberamente, entrare e uscire in autonomia per alimentarsi o riposarsi. Un approccio innovativo che accresce il benessere animale e migliora la gestione aziendale prendendo in qualche modo ispirazione dalla tradizione del pascolo.

Tradizione che la famiglia Rainero, che oggi conduce l’azienda agricola in località Ca’ del Bosco (Bra), conosce bene e si tramanda di generazione in generazione.

LE RADICI

È stato bisnonno Cristoforo (classe 1892) a metterla in pratica per primo. È lui il capostipite di quella famiglia da tutti conosciuta come Gurin, il ramo di salice che ha la caratteristica di essere flessibile e forte allo stesso tempo.

Sono gli inizi del Novecento, il primo conflitto mondiale è un ricordo vivo, e Cristoforo inizia l’avventura della vita insieme alla moglie Giovanna Colombano: nelle campagne acquitrinose alle porte di Marene, in quella che era chiamata Cascina Rantano (a causa del gracidare delle rane), si occupa della piccola stalla e dei terreni a mezzadria. Nel cortile poche galline, un maiale nel porcile e qualche vacca al pascolo: forse influenzato dalle origini americane del padrone della cascina, Cristoforo inizia da subito ad affiancare alle piemontesi delle vacche canadesi, così imponenti vicine alle altre.

Nell’arco di poco tempo, la famiglia cresce di numero: arrivano Giovanni (1925), Mariuccia, Teresa e Piero. Sono loro ad affiancare il papà nel duro lavoro dei campi. Ma la cascina è piccola e le bocche da sfamare sono tante. Così, poco più che bambino, il primogenito si mette a servizio degli altri: Giovanni si sposta di casolare in casolare, accudendo al pascolo le mandrie degli altri, ricevendo in cambio vitto e alloggio. Crescendo, aumenta anche il carico di lavoro: non solamente badare alle vacche all’aperto, ma anche occuparsi della pulizia delle stalle e della sistemazione dei fienili. Un lavoro duro, massacrante, ma che Giovanni affronta sempre con determinazione e sacrificio.

Quando la Seconda Guerra Mondiale bussa alla porta, Giovanni riesce a non farsi trovare. Scampato dal fronte, una volta terminato il conflitto, si dedica anima e corpo all’attività di famiglia, anche se non disdegna qualche momento di divertimento e festa. È proprio in una di queste occasioni, durante la patronale di Fossano, che incontra sotto il tendone delle feste quella ragazza che diventerà sua moglie: Agnese Dadone (classe ’32).

Un fidanzamento di qualche mese, durante cui Giovanni fa avanti e indietro in bicicletta per raggiungere la sua innamorata a Consovero, prima delle nozze. Non appena entrata in famiglia, Agnese diventa parte attiva nella vita di cascina: addirittura nel giorno del matrimonio, il suocero le chiede rassicurazioni sulle sue abilità di mungitura, se preferisca la tecnica a pollice o a pugno, strappando a tutti una grassa risata.

I figli non si fanno attendere. Prima nasce Giovanna (1956), poi Cristoforo (1957) e Marco (1958). Lo spazio inizia a scarseggiare.

A TETTI PAGLIERI

Così, Giovanni e la sua famiglia affittano una cascina a Tetti Paglieri (Canavere). Anche lì, una piccola stalla e qualche terreno. Proprio accanto al casolare c’è la scuola: prima di entrare in classe, con addosso già il grembiule, i piccoli di famiglia accompagnavano le vacche al pascolo per poi tornare nella stalla una volta terminate le lezioni. Alla truppa si aggiunge anche Gianpiero (1964), che in quella cascina resterà solamente quattro anni.

IL TRASLOCO A BRA

Nel 1968 si presenta l’occasione di spostarsi e affittare un’azienda più grande: si trova a Ca’ del Bosco, in una piccola frazione di Bra. Prima di comunicare la decisione a suo padre, Giovanni porta in sopralluogo i figli poco più che bambini: senza il loro assenso, non si sarebbe trasferito. In loro trova il sostegno sperato, così trasloca da Tetti Paglieri nei primi giorni di ottobre. Qualche mese più tardi, a San Martino, li raggiungono anche gli altri familiari che ancora vivevano a Cascina Rantano.

Con le famiglie che crescono, nel 1971 arriva la decisione di separare l’attività di Giovanni da quella del fratello: è in quel momento che l’allevamento viene riconvertito totalmente a vacche da latte, decidendo di puntare tutto sulla sua produzione. Purtroppo, proprio quell’anno Giovanni deve affrontare una lunga malattia che lo tiene lontano da casa per quasi 9 mesi.

Così Cristoforo, poco più che ragazzino, si trova a gestire da solo l’azienda: deve lasciare gli studi e dedicarsi totalmente alla cascina. Fortunatamente, Giovanni viene dimesso e può tornare a casa. Qualche tempo più tardi, la famiglia cresce: nel 1973 nasce Monica.

L’ACQUISTO DELLA CASCINA

È il 1984 quando l’occasione bussa nuovamente alla porta: i proprietari della cascina hanno deciso di mettere in vendita l’azienda e i terreni (circa 90 giornate), ma c’è la paura di fare un passo troppo lungo. Tuttavia da quelle parti il coraggio non manca.

Nello stesso anno, Giovanna e Marco si sposano e lasciano la cascina, mentre Cristoforo dovrà attendere l’agosto dell’anno successivo (1985) per unirsi alla sua metà: Mariarosa Fusero (1961) di Savigliano, conosciuta a una festa di leva a Canavere.

Dopo poco tempo nasce Stefania (1986) e poi Manuele (1988). In quell’anno il primo grande investimento: si costruisce una stalla con le vacche in stabulazione libera, grigliati e sala mungitura. Una struttura che anticipava i tempi, in grado di ospitare un centinaio di animali. Nel 1995 arriva un’altra stalla per le manze.

Nel frattempo, la famiglia si arricchisce con la nascita di Walter (1993), che resterà il più giovane fino all’arrivo della sorella Luisa (2007).

Nel 2002, con i ragazzi che crescono e sono sempre più dentro la gestione aziendale, Cristoforo decide di rilevare la parte d’azienda di proprietà del fratello Gianpiero e di scommettere sul futuro, tanto da comprare un’altra quarantina di giornate da un’azienda agricola confinante (2007).

INNOVAZIONE E ALIMENTAZIONE

Oggi ad occuparsi dell’attività c’è la nuova generazione Rainero: interrotte le superiori, Manuele e Walter si gettano a capofitto nel lavoro, portando innovazioni e cambiamenti significativi in azienda, che consentono agli animali di produrre un latte altamente digeribile e molto apprezzato. Oltre a curare la genetica della mandria, dal 2018 hanno deciso di eleminare il silomais dall’alimentazione delle bovine, sostituendolo con altre tipologie d’insilati, che variano secondo la stagione.

Una varietà di foraggi e piante proteiche, che conferiscono al latte caratteristiche particolari. Particolare attenzione viene posta anche al benessere animale, con le vacche libere – come detto all’inizio – di utilizzare la nuova stalla (ultimata nel 2021, con la possibilità di raddoppiarla in larghezza e lunghezza) secondo le proprie abitudini.