Tutelare e incoraggiare chi scommette sulla montagna.
La zootecnia di montagna sta attraversando un momento particolarmente delicato dovuto sia alla contrazione della produzione di latte di altura (negli ultimi due anni il calo è stato del 10%, fonte Alleanza cooperative Agroalimentare) sia all’aumento dei costi di produzione, cresciuti di quasi il 50% in meno di cinque anni.
«La produzione zootecnica in aree di montagna rappresenta una funzione economica e sociale, in termini di tutela ambientale e manutenzione del territorio oltre che di preservazione del tessuto occupazionale in aree svantaggiate – dicono da Alleanza cooperative Agroalimentare, che recentemente ha incontrato il sottosegretario con delega all’agricoltura di montagna, Luigi D’Eramo –. La raccolta di latte nelle zone di montagna ha da sempre maggiori costi rispetto ad altre aree del paese: la scarsa redditività e la mancanza di liquidità fanno sì che siano pochi i giovani che oggi scelgono di gestire allevamenti di montagna. Se un’azienda chiude, non riapre più e tra qualche anno molte altre aziende potrebbero scomparire e con esse anche il presidio del territorio».
Tra le proposte, il riconoscimento economico aggiuntivo di 2 centesimi al litro per il latte raccolto nelle stalle di montagna e di rivedere i parametri con cui è possibile richiedere la denominazione di “prodotto di montagna”, «oggi difficilmente utilizzabile nelle aree montane per problemi di carattere agronomico».