CASALGRASSO
A chi gli domandava perché non si trasferisse in paese a godersi la pensione rispondeva che in quella stalla c’era nato e sarebbe restato accanto ai suoi animali fino alla fine dei suoi giorni.
Carlo Maero, in quel cascinale di Carpenetta alle porte di Casalgrasso, c’era nato davvero: nel 1945, mentre il secondo conflitto mondiale stava per concludersi, venne alla luce tra i muggiti delle vacche. Era il primogenito di Bartolomeo (1914), che in quella cascina ci arrivò solamente qualche anno prima, dopo una rocambolesca fuga da Torino.
LE RADICI
Erano gli anni della Seconda Guerra Mondiale. Bartolomeo, insieme al fratello Lorenzo, era arruolato nell’esercito italiano: quando arrivò l’8 settembre del ’43, gli si presentò l’occasione di abbandonare le armi e quella sanguinosa guerra di cui non condivideva nulla. Insieme al fratello, approfittando della confusione politica generale, decise di tentare la fuga, ma furono pizzicati da una squadraccia tedesca che, arrestati, li incarcerò per qualche tempo a Torino.
In cella il cibo era scarso, si pativa la fame, ma il fisico asciutto e smilzo dei due fratelli fu una fortuna: con abilità, riuscirono a evadere attraversando le strette sbarre delle finestre, a gettarsi nel fiume Dora e a far perdere le proprie tracce. Una fuga rocambolesca che salvò a entrambi la vita: tutti i compagni di cella furono mandati al fronte e ben pochi ne tornarono vivi.
L’ARRIVO A CARPENETTA
A Casalgrasso, non lontano da Villafranca (paese d’origine della famiglia Maero, dove vivevano gli altri due fratelli: Giuseppe e Giovanni Battista), Bartolomeo e Lorenzo trovarono impiego come mezzadri in una bella fatta costruire nel 1927 dal Conte Della Chiesa di Cervignasco: accanto alla casa, una stalla in grado di ospitare una sessantina di animali e diversi terreni.
Proprio a Carpenetta, Bartolomeo incontrò l’amore: Giovanna Perrone (classe 1921) divenne presto sua moglie, poi mamma di Carlo, Ernesto (1947), Giuseppe (’49) e Angelo (’54).
Crescendo la famiglia, lo spazio iniziò a scarseggiare. Lorenzo decise di tentare una nuova avventura lavorativa, lasciando la campagna per aprire un’attività di panettiere a Villafranca. Bartolomeo rimase in cascina, aiutato da figli che crescendo davano man forte nel mandare avanti l’attività.
Per Carlo, che pure apprezzava lo studio (ma dovette fermarsi alla terza elementare), restare accanto al padre fu qualcosa di naturale: fin da piccolo amava accudire la mandria, portare gli animali al pascolo (abitudine che conservò fino agli ultimi anni della sua vita), occuparsi delle faccende dei campi. Se il fratello Ernesto, dopo gli studi in ingegneria troverà impiego alla Fiat, il più giovane prese la strada del commercio al dettaglio, aprendo una gastronomia a Saluzzo.
LA TERZA GENERAZIONE
Grazie ad amici comuni, Carlo conobbe Maria Bernardi (classe 1951, di Monasterolo) che nel 1971 divenne sua moglie. Un anno più tardi nacquero Ezio, poi Davide (1975) e Andrea (1981).
Se fino ad allora nella stalla c’erano solamente vacche piemontesi, agli inizi degli anni Settanta fecero la loro comparsa i primi esemplari di frisona, razza decisamente più vocata alla produzione di latte.
Tant’è che i due fratelli decisero anche d’installare un sistema di trasporto latte, prima della decisione di Giuseppe di salutare Carpenetta per aprire un’azienda agricola a Cervignasco.
In quegli anni l’azienda agricola, poco per volta, si ampliò: fu costruita una nuova tettoia per le manze, si acquistarono alcuni terreni e aumentò il numero di capi allevati.
LA CONVERSIONE DELL’ALLEVAMENTO
Nel 1993 si decise la costruzione della nuova stalla, con cuccette e grigliati, e una moderna sala di mungitura, in grado di ospitare un’ottantina di animali (sarà “raddoppiata” cinque anni più tardi, arrivando a 160 capi). A occuparsi dell’azienda, dopo gli studi a Lombriasco, rimarrà Ezio con il fratello Davide, che prima di dedicarsi completamente all’attività di famiglia, lavorerà alcuni anni come dipendente in una carrozzeria di Monasterolo. Andrea, il figlio più giovane, sceglierà invece la professione di geometra, aprendo un affermato studio a Racconigi.
L’inaugurazione della nuova stalla segnò anche l’avvio della collaborazione con il caseificio Biraghi di Cavallermaggiore, dove l’azienda agricola conferisce ininterrottamente il latte da oltre trent’anni.
E oggi, a portare avanti quella tradizione e quella passione che Carlo coltivava fin da ragazzo, c’è già un’altra generazione: Christian (classe 2008), primogenito di Davide (che è anche papà di Alessandro, 2012), ha confermato quanto il padre immaginava fin da quando lo vide muovere i primi passi, da quando – a quattro anni – lo ritrovava insieme al nonno nella stalla, perso tra i pensieri e affascinato dagli animali.
Un futuro tracciato, un amore tramandato, che vive anche nell’abitudine di portare al pascolo le vacche in asciutta, facendole brucare l’erba nei campi attorno alla cascina. Proprio come nonno Carlo gli aveva insegnato da piccolo.









