Cascina a trazione femminile

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Un verde intenso che si arrampica verso l’azzurro. Quando lo sguardo s’estende oltre la cascina, incontra i rigogliosi boschi che accarezzano le pendici delle prime montagne, che da lì partono per correre veloci verso il cielo. Qui, ai piedi della Valle Gesso, c’è l’azienda agricola di Manuela e Alessandra, cresciute in mezzo alla natura e agli animali, che hanno deciso di seguire la strada su cui s’incamminò per la prima volta bisnonno Antonio.

IN CASCINA BORGARINO

È la seconda metà dell’Ottocento, Antonio Dutto e Mara Enrici (entrambi di Boves) danno il via a una storia centenaria che arriva fino ai giorni nostri. Una vita semplice, benedetta dall’arrivo di cinque figli (2 maschi, 3 femmine), che li aiuteranno nel duro lavoro dei campi e nella cura dei pochi animali che scorrazzano in cortile.

Tra loro c’è Antonio che, oltre al nome del padre, porterà avanti anche l’avventura in campagna. Classe 1909, è lui a occuparsi della piccola mandria (una quindicina di capi) di Cascina Borgarino, un vecchio casolare preso a mezzadria. Al suo fianco la moglie Caterina (classe 1913), con cui troverà la forza di affrontare la fatica nelle campagne e la paura della guerra, che alle porte di Boves lascerà segni indelebili.

Perché durante il secondo conflitto mondiale quella città (medaglia d’oro al valor civile e militare) diventerà teatro di violenze inaudite, di scontri a fuoco tra partigiani e occupanti, di cascine bruciate e corpi a terra. Quando la Resistenza si fa feroce, con le truppe tedesche in ritirata e i partigiani che scendono dalle montagne, Antonio è costretto a fuggire con la piccola Claudina (la figlia, classe 1940) e la moglie a Mellana, frazione più isolata di Boves, lasciando incustodita la cascina. Il fienile viene bruciato, gli animali razziati. Quei pochi che restano li porta al pascolo, ma non è raro che qualche combattente passi a fargli visita, pretendendo un “tributo”, un vitello per sfamare le truppe nascoste in qualche anfratto della montagna. Ma anche le storie più brutte hanno una fine.

E così, lasciatosi alle spalle il dramma della guerra, Antonio allarga ancora la famiglia: nel 1947 arriva Angelo, colui che traghetterà l’azienda agricola verso la modernità per poi affidarla nelle mani delle due figlie, oggi in prima linea.

GLI ANNI DELLA SVOLTA

L’amore per questo lavoro lo coltiva fin da bambino, da quando inforcare un tridente per spostare il fieno è più un gioco che altro.

Ma gli anni passano, le responsabilità anche.

Conosciuta alla festa del paese, nel giorno di San Bartolomeo, Marisa Ghibaudo (di Borgo San Dalmazzo), nel 1975 diventa la sua compagna di vita. E insieme alla famiglia cresce anche Cascina Borgarino, ormai troppo piccola per riuscire a contenere i sogni di Angelo che, poco alla volta, sostituisce la mandria di piemontesi con frisone puntando tutto sulla produzione di latte. La tecnologia comincia poco alla volta a fare capolino nelle stalle, ma ancora la maggior parte del lavoro fa affidamento alla fatica delle braccia e al sudore della fronte.

È il 1979 quando, approfittando anche dell’opportunità offerta dal cosiddetto “Piano di Sviluppo”, Angelo decide di scommettere tutto. Acquista un terreno a Mellana, lasciando il vecchio casolare (oggi inglobato nel centro residenziale di Boves), dove costruisce casa e stalla. Un ricovero per 80 animali dove “traslocano” le 37 vacche dalla vecchia stalla. C’è il trasporto latte e tanta voglia di crescere.

Sono anni d’impegno, ma ricchi di soddisfazione. Nel ’94 l’ampliamento e l’ammodernamento della stalla, con la costruzione della sala mungitura (8+8). Un cambiamento radicale nella gestione dell’azienda, un balzo in avanti che consente a Angelo di arrivare negli anni fino a 140 capi in mungitura. Portico, tettoia per gli attrezzi e ampliamenti vari si susseguono a breve distanza.

LA NUOVA GENERAZIONE

A seguire la crescita dell’azienda, prima dietro le rassicuranti gambe di papà e poi con gli stivali ai piedi, ci sono Manuela (’76) e Alessandra (’84). Dire che la passione per questo lavoro l’hanno coltivata fin da bambine è riduttivo. Per loro, così diverse ma allo stesso tempo simili, non c’è stato niente di più naturale che continuare a camminare su quella strada intrapresa più di cent’anni prima dal bisnonno Antonio.

Manuela, terminate le superiori, si getta a capofitto nell’azienda di famiglia.

Poi è la volta di Alessandra, master in Qualità, Sicurezza e Sostenibilità della filiera del latte all’Università di Torino, anche lei convinta – senza troppa fatica – a mettersi al timone di quest’avventura. Nel 2017 entrano ufficialmente in azienda.

Seguendo la traccia di papà, da subito fissano come obiettivo principale della gestione aziendale il benessere degli animali. Decidono così di costruire una nuova e più ampia stalla, che quasi si mimetizza con la natura circostante (tutti i pannelli sono stati rivestiti, l’esterno è stato dipinto secondo un piano colore approvato dal municipio), non tanto per incrementare ancor di più la mandria, ma per offrire più spazio alle tante vacche già presenti in azienda. Una stalla moderna, funzionale, già adatta – eventualmente – a essere attrezzata con i robot, quando la sala mungitura sarà superata. Una stalla dove la brezza delle montagne entra senza trovare ostacoli.

Il prossimo passo sarà la costruzione – già programmata – dell’impianto biogas, proporzionato all’azienda, per trasformare gli scarti della stalla in energia pulita, chiudendo il cerchio dell’economia circolare.

1909

Nasce Antonio, figlio di bisnonno Antonio, che affronta le difficoltà del tempo di guerra in Cascina Borgarino

1947

Angelo viene alla luce:

al secondogenito il compito di portare avanti l’azienda di famiglia

1979

La decisione di traslocare in località Mellana, dove si costruisce da zero una nuova stalla

1994

L’ammodernamento dell’azienda con la realizzazione della sala mungitura

2017

Le figlie Manuela e Alessandra prendono il timone della cascina; poi arriva la costruzione della nuova stalla