È stata presentata nei giorni scorsi la pasta “Solo sardo”. Prodotta dalla cooperativa “Isola

sarda” in collaborazione con Fdai (Filiera agricola italiana), questo nuovo prodotto è figlio di un processo controllato che garantisce qualità in ogni suo passaggio, grazie all’impiego di materie prime selezionate. Gli spaghetti e le altre specialità saranno le prima a godere del marchio “Solo Sardo”, nome distintivo delle eccellenze locali che saranno garanzia di origine (sarda dal campo alla tavola), di qualità (prodotti selezionati e garantiti) e di eticità (con una equa remunerazione lungo tutta la filiera).  «Ma non ci fermeremo qui: vogliamo allargare la produzione a pomodori, uova, riso e altre referenze», afferma Luca Saba, direttore di Coldiretti partner dell’iniziativa.

Questa nuova pasta, che sarà venduta nei mercati di Campagna Amica nella grande distribuzione e cucinata nelle scuole sarde, sarà realizzata con una semola a grana grossa, a basso contenuto di ceneri e con proteine di alta qualità impastata con acqua fredda. Inoltre, grazie alla lenta essiccazione a basse temperature si manterranno intatti il sapore e le proprietà nutritive degli ingredienti.

Negli ultimi 14 anni la Sardegna ha perso quasi l’80% della terra destinata a grano, passando da quasi 97mila ettari del 2004 a poco più di 20mila nel 2018; dimezzati anche i cerealicoltori. Una fuga dai campi dovuta soprattutto alla discesa del prezzo negli ultimi cinque anni: dai 30 euro si è passati ai 27 sino ai 21 euro del 2016.

«Questa è una giornata importante per la cerealicoltura sarda – afferma il presidente di Coldiretti Sardegna Battista Cualbu –. Gli accordi di filiera rappresentano la strada giusta perché sia riconosciuta pari dignità a tutti gli attori e dove anche i produttori hanno un equo riconoscimento. Da quasi tre anni lo dimostra l’accordo con Biraghi per il settore lattiero caseario, così come l’accordo “Bovino al sud” per la carne».

«Accordi virtuosi che rappresentano un esempio e uno sprone per i comparti perché non sono fittizi ma si reggono nel mercato: le nostre battaglie per l’etichetta di origine, per il made in Italy e gli accordi di filiera stanno dando finalmente risultati e la svolta del settore cerealicolo ne è una dimostrazione», conclude Saba.