Fuori dalle mura del castello

L’antica proprietà signorile diventata una moderna azienda agricola

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Un fossato a far da confine, in una terra che – come dice il nome – regala frutti in abbondanza. A Bonavalle (dal latino Bona-prospera e Vallis-valle), si dice che quella bealera fu spostata poco più in su dai feudatari di Murello per rosicchiare qualche metro ai vicini di Racconigi e Cavallerleone.

Nessuno voleva rinunciare a un terreno tanto fertile. Tanto più che ogni cascina (erano cinque) doveva rifornire i signori che condividevano il castello poco distante, fondato già nel XIV secolo per proteggersi dalle scorribande.

Nell’avvicendarsi degli anni, la residenza attraversò vicissitudini, controversie e successioni, oggi affidate ai libri di Storia.

Ma un’altra storia, questa volta tutta personale, è stata scritta tra alcune di quelle mura, nell’azienda agricola San Curzio, probabilmente soprannominata così in onore del tenente colonnello d’artiglieria Demetrio Curzio Emanuele Turinetti, che a metà Ottocento si ritirò dal servizio dedicandosi anima e corpo all’agricoltura e alle attività rurali del castello.

LE ORIGINI

È l’inizio del secolo scorso. In una piccola cascina di Caramagna, Enrico (classe 1912) deve farsi stretto stretto per trovare posto a tavola. Assieme a lui e ai genitori, vivono altri sette fratelli (3 maschi, 4 femmine) che, oltre a condividere letti e cibo, si spartiscono anche il lavoro nei campi e nella stalla. Qualche vacca, poche galline e un cavallo.

Scampato alle conseguenze del primo conflitto mondiale, si trasferisce con la famiglia in cascina Ambrosina, a Racconigi. Un altro San Martino, per raggiungere cascina America.

È qui che riceverà quella lettera che lo costringerà a partire per la guerra. Mentre il paese si prepara a rivivere il dramma delle bombe e delle fucilazioni, Enrico deve partire per il fronte. Sarà fatto prigioniero dai nazisti, mandato in un campo di lavoro nei sobborghi di Amburgo, dove solo grazie alla forza d’animo riuscirà a sopravvivere. Per pura casualità, nella stessa fabbrica di cemento e mattoni, riesce a riabbracciare suo fratello Tommaso (classe ’15), anche lui arrestato dai tedeschi e inviato a scontare la sua pena in Germania. Sorreggendosi a vicenda, costretti a turni estenuanti e malnutriti, riescono a superare anche questa drammatica prova.

Al termine della guerra, quando in paese tutti li credevano ormai perduti, affrontano un lungo viaggio che li riporterà nella loro terra, a riabbracciare gli affetti rimasti a casa.

Di quella terribile esperienza, delle sofferenze patite e delle atrocità cui sono stati obbligati ad assistere non ne vorranno mai parlare, forse nel tentativo di chiudere per sempre un capitolo che li ha segnati profondamente.

FUORI LE MURA

Lasciata alle spalle la triste vicenda della guerra, Enrico ha voglia di riprendere in mano la sua vita. Nel ’46 si sposa con Teresa Camisassa (classe 1918), impiegata alla filiera di Caramagna. A Racconigi, prosegue nell’attività di famiglia fino a quando, dopo la nascita del primo figlio Matteo (1951), capisce che è arrivato il momento di percorrere in autonomia la propria strada.

L’occasione si presenta nel 1953. A Murello, Cascina San Curzio (che nel frattempo era entrata nelle disponibilità dell’Ospedale di Racconigi, dopo il lascito dell’ultimo padrone del castello) è libera.

Armato di coraggio e intraprendenza, Enrico s’incammina in questa nuova avventura, affittando la proprietà. A disposizione, casa e stalla da una cinquantina di capi, che vengono in parte trasferiti da Racconigi, in parte acquistati dai commercianti della zona. Piemontesi, tutte munte a mano.

Intanto la famiglia si allarga: l’anno successivo nasce Giovanni e quello dopo Mario (1955). Sono anni di riscatto, crescita e intraprendenza. Il lavoro non manca, ma anche la voglia di migliorarsi e garantire un futuro ai figli. Con il benestare dei proprietari, si costruisce una nuova stalla e s’ingrandisce l’allevamento (arrivando a un centinaio di esemplari).

Il passo successivo è quello che darà un’accelerata importante. Attorno agli anni Settanta, l’Ospedale è disponibile a vendere parte della proprietà: una possibilità che viene colta al volo, con l’acquisto delle strutture e dei terreni (una trentina di giornate) a Murello, al di qua di quel fossato che suddivide i Comuni.

Cresciuti tra fieno e tridenti, nessuno dei tre figli di Enrico riesce a immaginarsi una vita diversa da quella in cascina. Così, dopo essersi sposati (prima Mario con Anna Sola, nel ’78; poi Giovanni con Marilena Busso, nel ’79; infine Matteo con Caterina Rainero nell’82), la seconda generazione di Gallo entra a pieno titolo nella conduzione dell’azienda agricola.

La prima grande rivoluzione è la nuova stalla (’81), con la progressiva conversione dell’allevamento per aumentare la produzione di latte e la sostituzione delle piemontesi (anche per via del risanamento imposto dalla Regione) con vacche frisone.

L’azienda cresce, cresce anche la famiglia (Mario la aumenta con Silvia e Roberto; Giovanni con Enrico, Simona e Cristina; Matteo con Silvano e Claudio) e la voglia di stare al passo con i tempi. Dal trasporto latte si passa alla prima sala mungitura (8+8), non soltanto a servizio delle stalle già in funzione, ma anche per accogliere i capi ospitati nel ricovero della cascina accanto, che – nel frattempo – era stata acquistata dai tre fratelli. Ristrutturate anche le vecchie stalle, che diventano a stabulazione libera.  A queste se ne aggiungerà un’altra per le manze (2001).

Rivoluzioni continue che, tuttavia, non intaccano valori tradizionali su cui si misura la stabilità di una famiglia: finché la salute glielo ha concesso, nonno Enrico ha voluto che figli e nipoti si ritrovassero ogni giorno attorno allo stesso tavolo, per condividere gioie e fatiche dello star insieme.

Quando Mario, nel 2006, decide di occuparsi soltanto dei terreni, lasciando l’allevamento in mano agli altri due fratelli, anche la terza generazione (Enrico, Silvano e Claudio) viene coinvolta nella gestione dell’azienda agricola.

L’anno successivo si raddoppia la sala mungitura (15+15) e ci si concentra sull’alimentazione e sulla genetica per incrementare la produzione. Oggi, con ogni aspetto lavorativo gestito ancora internamente, l’azienda conta circa 400 capi (200 in mungitura). Qualcuno, intanto, si affaccia alla finestra: chissà se per Alberto, Daniele e Stefano (figli di Silvano e Erika Piola) oppure per Elisa (primogenita di Enrico e Maria Cristina Penna) il futuro sarà ancora tra le mura di questa cascina con alle spalle secoli di storia.

1953
L’arrivo, da affittuari,
a Murello, nell’azienda
agricola San Curzio


1955
Nasce Mario,
terzogenito dopo
Matteo e Giovanni

1970
Acquistata la cascina
dall’Ospedale di
Racconigi

1981
Costruita la stalla per
le frisone; da quel
momento la crescita
dell’azienda è
inarrestabile

2006
La terza generazione
prende le redini
dell’impresa agricola