Gli obiettivi green del Farm to Fork

Traguardi ambiziosi, ma anche alcune contraddizioni evidenti

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Farm to fork, dalla cascina alla forchetta (dal produttore al consumatore). È questo il nome della strategia che la Commissione europea ha pubblicato qualche mese fa per indirizzare le politiche comunitarie agricole, con l’obiettivo di modificare il sistema agroalimentare, garantire ai cittadini europei l’accesso a cibi sani e sostenibili, affrontare i cambiamenti climatici e salvaguardare la biodiversità ed assicurare un giusto compenso alla filiera.

Tra gli obiettivi che la Commissione ha fissato c’è il dimezzamento dell’utilizzo di pesticidi chimici e una riduzione del 20% dei fertilizzanti.

Come ampiamente raccontato su Agricoltura e Cibo, il problema della resistenza antimicrobica collegata all’uso di antibiotici nella salute umana e animale causa 33 mila vittime nell’UE ogni anno: la Commissione ridurrà del 50% le vendite di sostanze antimicrobiche per gli animali di allevamento e per l’acquacoltura.

Attenzione anche al biologico, che dovrà essere ulteriormente implementato: il 25% del totale dei terreni agricoli dovrebbe essere dedicato al bio.

Tutti questi obiettivi sono stati fissati entro il 2030. Altre azioni del piano Farm to Fork puntano a migliorare l’informazione ai consumatori, ridurre gli sprechi e favorire l’innovazione, anche se attualmente sono in corso dibattiti e discussioni per tradurre l’intenzione in azione. Un esempio su tutti: l’etichettatura a semaforo, che la Commissione vorrebbe armonizzare per tutta l’Ue, ma che trascina con se molte contraddizioni. Un’altra battaglia riguarda la lotta agli sprechi alimentari, con l’obiettivo di dimezzarli a livello di vendita al dettaglio e a livello domestico entro il 2030, con obiettivi giuridicamente vincolanti per gli Stati membri.