I rischi della moda dell’intolleranza al lattosio

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Su dieci persone quattro si dichiarano intolleranti al lattosio. Secondo l’Iss, infatti, questo disturbo interessa ormai circa il 40% degli italiani. La sua incidenza reale, tuttavia, è probabilmente meno alta di quanto non si pensi e il dato è piuttosto influenzato da test non validati scientificamente, dalla crescente spinta vegana e da leggende metropolitane.

L’effetto finale è che milioni di individui hanno escluso latte e derivati dall’alimentazione con conseguenze, queste sì certe, sul corretto apporto vitaminico della propria dieta.

«Chi ha un’intolleranza al lattosio, anche solo lieve o moderata, tende a eliminare tutti i latticini e quindi nutrienti come calcio, zinco, fosforo, selenio, vitamina A, B12 e proteine ad alto valore biologico con i 9 aminoacidi essenziali. Le bevande vegetali non sono in grado di sostituirli, basterebbe piuttosto assumerli da formaggi che ne sono dei veri concentrati e naturalmente privi di lattosio», dicono dall’osservatorio nutrizionale Grana Padano.

L’intolleranza primaria (la più comune) è causata da un’insufficiente presenza dell’enzima lattasi che favorisce la digestione del lattosio. Salvo i casi gravi e conclamati, dunque, è proprio la reintroduzione controllata di latte e latticini a stimolare la produzione di lattasi e portare il soggetto a digerire meglio il lattosio.