L’Università di Napoli scende in campo contro le bufale su animali, cibo e agricoltura

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Il 2020 verrà ricordato come quello della pandemia che ha sconvolto le nostre esistenze e profondamente cambiato le abitudini, ma c’è un virus ancor peggiore che circola in maniera diffusa e che può minare la fiducia della popolazione nei confronti della scienza o, in generale, delle autorità. Sono le fake news.

Da recenti studi, la metà degli italiani ammette di averci creduto almeno una volta e la maggior parte non riesce a distinguere una notizia “bufala” sul web. Le notizie false sono sempre esistite ma oggi, con internet e i social, il fenomeno si è amplificato diventando un’emergenza sociale e culturale.

Tra i motivi che ci portano a credere alle “bufale” c’è la velocità che ci impedisce di attivare meccanismi di pensiero razionale per discriminare il vero dal falso e diventa ancora più difficile se pensiamo alla quantità di informazioni che ci raggiunge. Inoltre, spesso le notizie false forniscono risposte semplici a problemi complessi e, almeno per quanto riguarda il COVID-19, propongono soluzioni ad interrogativi a cui per ora nemmeno gli scienziati sanno rispondere. Bisogna aggiungere che si è più propensi a credere a ciò ci fa sentire più accettati nel gruppo di riferimento sociale anche se si tratta di una fake news.

Per questo un gruppo di docenti del Dipartimento di Medicina veterinaria e Produzioni animali dell’Università di Napoli Federico II (Borzacchiello, Murru, Calabrò, Roperto e Calamo) hanno realizzato una rubrica intitolata “Un Mondo di Bufale” in cui sono smentiti i falsi miti riguardanti il mondo degli animali, delle produzioni agrozootecniche e degli alimenti.