Preoccupazione cinese

Post-virus, quali le ricadute sull’export?

896

Non solo rappresenta il 17% di tutto il Pil mondiale, ma la Cina è anche il primo importatore di prodotti alimentari da tutto il pianeta, Italia compresa. Una fame che è continuata a crescere in modo significativo, con un incremento del 12% lo scorso anno rispetto a quello precedente. Per questo, c’è grande preoccupazione sulle ricadute economiche dello stop prolungato agli scambi commerciali imposto per limitare il diffondersi del Coronavirus.

A temere è anche il settore lattiero-caseario, che finora ha guardato all’oriente con grande interesse. Secondo le elaborazioni di Assolatte, nel 2019 le vendite di formaggi e latte italiani in Cina hanno raggiunto i 25 milioni di euro: il doppio rispetto al 2015 e oltre 10 volte di più che nel 2010. Nel corso dell’ultimo decennio l’escalation delle vendite di formaggi italiani in Cina è stata incredibile: tra 2010 e 2019 il tasso di crescita medio annuo è stato del 38,7%.

Dall’Italia partono per la Cina soprattutto formaggi freschi (circa il 70% dell’export totale), ma c’è ampio margine per affermare anche tutti gli altri prodotti caseari italiani visto che si tratta di un mercato con oltre 1 miliardo di consumatori, sempre più attenti alla qualità e interessati ai prodotti made in Italy, a partire dai suoi eccellenti formaggi DOP.

E proprio i grandi formaggi DOP italiani sono stati oggetto di un importante e strategico accordo commerciale, sottoscritto nel novembre 2019, da UE e Cina che li ha tutelati anche sul mercato cinese. Un grande successo per i nostri formaggi, raggiunto dopo una lunga e difficile trattativa condotta sotto la pressione degli Stati Uniti, e che ora rischia di essere vanificato dalla difficile situazione di crisi determinata dal coronavirus.

«Al momento è molto difficile valutare l’impatto dell’epidemia sull’interscambio con la Cina – dice Giuseppe Ambrosi, presidente di Assolatte – ma è probabile che l’emergenza rallenterà la crescita del mercato a cui abbiamo assistito negli ultimi anni, compromettendo i risultati di cui oggi andiamo orgogliosi e vanificando gli investimenti milionari realizzati dalle nostre imprese nel corso degli anni».