Su e giù per le cascine da 68 anni

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MONTANERA

Quando quel ragioniere trasferitosi dalla Lombardia per aprire il suo caseificio si presentò in cortile, nessuno poteva immaginare che quel momento avrebbe segnato il percorso di un’intera famiglia.

È l’ottobre inoltrato del 1956. Manca poco a San Martino (11 novembre), giorno che per la campagna significa l’inizio di una nuova annata agraria: scadono gli accordi, si siglano contratti, chi deve spostarsi di cascina in cascina comincia a preparare le valigie.

Nel cortile di Cascina Fosso, a Montanera, parcheggia un’auto. Ad aprire la portiera è Ferruccio Biraghi, imprenditore di Lodi che una ventina d’anni prima (1934) aveva aperto da zero un caseificio a Cavallermaggiore. Dalla stalla si affaccia Stefano (classe 1928), il più vecchio dei fratelli Restagno, per andargli incontro. Dopo qualche convenevole, la richiesta del ragioniere: latte e forza lavoro.

Il mercato dei formaggi è in crescita, l’impresa si sta ampliando e c’è bisogno di qualcuno che – in quelle campagne a ridosso dello Stura – abbia voglia di ritirare, stalla per stalla, tutti i bidoni di latte appena munto.

Bastano poche parole per trovare un accordo sulla consegna del latte, mentre per valutare l’offerta di lavoro serve qualche giorno di riflessione. Anche perché non è Stefano l’appassionato di motori, ma il fratello più giovane Andrea (classe ’29).  

IL PRIMO FIAT QUINDICI

Sono rimasti loro due a mandare avanti la vecchia cascina che fu di papà Marco e mamma Maria Maddalena.

Erano otto fratelli, quattro maschi e altrettante femmine: il fratello più grande, Bartolomeo (classe 1922), partì per il fronte e non fece ritorno: fu considerato disperso in Russia, mentre alcuni suoi commilitoni riuscirono a riabbracciare le proprie famiglie; il più giovane Bernardino (1931) preferì il lavoro in fabbrica a quello nei campi; le sorelle Pasqualina, Giovanna, Maddalena e Domenica lasciarono presto la casa di famiglia per iniziare ciascuna la propria vita.

A Cascina Fosso lavoro ce n’è, ma un’entrata in più potrebbe far davvero comodo.

E così, a distanza di una settimana da quella visita inaspettata, Andrea decide di fare il passo che darà l’avvio all’attività di trasportatore. Acquista un Fiat Quindici, un piccolo camion con cassone scoperto, per iniziare: sul retro ci stanno una ventina di bidoni, che Andrea passa a raccogliere in una quarantina di aziende agricole tra Montanera, Morozzo e Sant’Albano Stura.

È un lavoro faticoso che mette a dura prova. Non soltanto per gli orari (la mattina presto e la sera tardi, con qualsiasi condizione meteo), ma anche per lo sforzo fisico: sollevare e caricare sul cassone decine di bidoni, da 25 e 50 litri, non è uno scherzo.

In meno di un anno, la vita di Andrea s’arricchisce. Nel 1957, la moglie Catterina Viglietti gli regala la gioia di diventare papà per la prima volta: nasce il primogenito Roberto, cui farà seguito sei anni più tardi Graziella (1963).

Per Andrea – che inizialmente continua ad aiutare il fratello nella stalla – arriva il momento di decidere: lascia definitivamente l’attività in cascina per dedicarsi completamente a quella di trasportatore.

DALLA FABBRICA AL CAMION

Gli anni passano veloci, il camion macina chilometri su e giù per la provincia, arriva il tempo di cambiare mezzo. Uno, due, tre.

Fino agli inizi degli anni Ottanta, quando Roberto – dopo aver terminato e le scuole dell’obbligo e una lunga parentesi (durata 7 anni) nella fabbrica della Michelin – sceglie di seguire le orme del papà, che fin da ragazzo ha accompagnato nei suoi giri quotidiani tra le cascine.

Nel 1982 il vecchio sistema di raccolta a bidoni lascia spazio al nuovo metodo con cisterne. Andrea e Roberto comprano così un nuovo mezzo, ma per riuscire a riempirla completamente è necessario aumentare il numero di fornitori.

Che crescono, e tanto: circa 160 cascine in totale da cui passare, ogni tre giorni, per raccogliere tutto il latte munto in quella zona della Granda, nel tringolo tra Sant’Albano, Mondovì e Boves

Nel 1983 Roberto convola a nozze con Agnese Bergesio e l’anno successivo diventa papà di Cristian (1984) e poi di Alessandro (1989).

L’INGRESSO DEI FIGLI

Oggi sono loro, insieme al papà, a gestire l’impresa di trasporti. Il loro ingresso in quella che è diventata un’attività di famiglia arriva in momenti diversi.

Nel 2005, terminati gli studi da geometra e il praticantato, Cristian decide di affiancare il padre nel suo mestiere. Due anni più tardi (2007), anche a fronte di una riorganizzazione delle stesse aziende agricole (meno numerose, ma più produttive), l’impresa acquista un camion cisterna in più per la raccolta.

Nel frattempo, anche Alessandro – dopo la laurea in ingegneria – entra a far parte della squadra (2014).

Per stare al passo con la grande trasformazione del comparto, con imprese agricole sempre più strutturate e allevamenti che quotidianamente producono centinaia di quintali di latte, anche l’attività di raccolta è costretta a cambiare pelle.

IL GRANDE BILICO

La svolta arriva nel 2017: via un camion cisterna, dentro un grande autoarticolato (bilico) per ottimizzare le fermate e raccogliere più agevolmente il prodotto. Una vera e propria scommessa, che vede la famiglia Restagno a fare da apripista in tutta la provincia.

Pensare di attraversare strade e stradine di campagna con un mezzo così ingombrante era quasi impossibile. E, invece, da quella scommessa vinta cresce l’esigenza di estendere ulteriormente il parco mezzi a disposizione, oggi composto da due camion cisterna e un bilico per raccogliere il latte munto da una cinquantina di cascine cuneesi.

Chissà se tra le nuove leve (Cristian si è sposato con Tania Bernello, da cui ha avuto tre figli: Vittoria, Daniele e Mattia; Alessandro e la sua compagna Marika Mongiardo sono genitori di Melissa e Thiago) qualcuno seguirà le orme lasciate dal bisnonno Andrea, che nel 1956 colse l’occasione offertagli da quel ragioniere lombardo, papà della Biraghi.