PIASCO

“Il marchese ha deciso di alienare completamente le sue proprietà”. A distanza di quarant’anni da quando ricevettero quella lettera, con quel termine così strano da obbligarli a cercarne il significato sul vocabolario, ancora ricordano come il cuore fosse balzato in gola all’improvviso. Era l’occasione per dare sostanza al proprio impegno, trasformando il lavoro in qualcosa da lasciare a chi sarebbe arrivato dopo di loro. Otto giorni per decidere, otto giorni per darsi coraggio. Così fecero. Con il vestito della festa, nello studio del geometra Prone di Saluzzo, Giovanni (1942) e Chiaffredo Brugiafreddo (1943) firmarono le carte: quella cascina e quelle terre, che per tanti anni avevano curato come se fossero loro, diventarono di famiglia. Era il 1979, l’inizio ufficiale di “Cascina Re”. Una storia che inizia molto prima con papà Bartolomeo (classe 1901), che in quel casolare arrivò da mezzadro nel 1955 con la moglie Lodovica Busso e otto figli. Lui, che a Piasco ci era nato e si era trasferito a Mellea di Fossano per necessità, quando si presentò l’occasione di tornare non se la lasciò sfuggire. Il marchese Giovanni Battista Raggi cercava mezzadri per una proprietà in aperta campagna: una cascina con una piccola stalla, un portico e qualche giornata di terreno. Frutteti e vigne. Cominciò così, con una trentina di vacche piemontesi, l’avventura. Tutto si faceva a mano, dalla mungitura alla cura degli animali. Attorno, campi e prati dove Giovanni e Chiaffredo portavano le bestie a pascolare. Erano poco più che ragazzini, ma con le idee già ben chiare: quello sarebbe stato il loro mestiere, una passione da coltivare insieme .

Intanto gli altri fratelli crescevano, qualcuno si era sistemato. Nel 1967, quando si trattò di rinnovare l’accordo con il marchese, decisero che arrivata l’ora di prendere in mano le redini dell’azienda e subentrarono al papà. Nonostante l’attività in cascina assorbisse tempo ed energie, i due fratelli ne conservavano sempre un po’ per divertirsi con gli amici. E fu proprio sulla pista da ballo, durante la festa del paese, che Giovanni conobbe Annamaria Bonasea, colei che sarebbe diventata presto sua moglie e uno dei pilastri dell’azienda. Chiaffredo si spinse un po’ più in là, arrivando fino a Falicetto diVerzuolo. La dinamica fu la stessa. Festa patronale, pista da ballo, Maria Teresa Borello,futura sposa e colonna portante di “Cascina Re”. Se per funzionare al meglio un’azienda necessita di pianificazione, quanto ad organizzazione i due non temevano rivali già allora: decisero di sposarsi nello stesso anno (1968), ma a distanza di un mese uno dall’altro, così da permettere al fratello di godersi la luna di miele, certo che ad occuparsi della cascina ci sarebbe stato qualcuno. L’organizzazione, ma anche la giusta importanza data al riposo (già negli anni Settanta decisero di alternare le domeniche di lavoro), fu la cifra distintiva della crescita aziendale. Una crescita accompagnata anche dall’arrivo dei figli: Barbara (1970) e Roberto (1971) per Giovanni, Carla (1970), Silvano (1976) e Cristina (1981) per Chiaffredo. Tutti assieme, in quella cascina che poco per volta si avvicinava sempre più al centro del paese. Fu in quegli anni che, con la revisione del piano regolatore, buona parte deiterreni attorno all’azienda agricola divenne edificabile. Così, anno dopo anno, iniziarono a spuntare cantieri e case, parchi gioco e villette, che modificarono completamente il panorama,tant’è che oggi “Cascina Re” si può considerare un quartiere di Piasco.

Ma quel periodo non fu tutto rosa e fiori. Negli allevamenti della zona si era diffusa un’epidemia di Tbc e gli animali(una cinquantina di capi piemontesi) correvano troppi rischi. Così nel 1972, tra i primi in provincia, i fratelli decisero di risanare completamente la stalla. Senza lasciarsi prendere dallo sconforto, girarono in lungo e in largo per ricominciare da dove avevano interrotto: in un giorno comprarono cinquanta manze e si rimboccarono le maniche. Intanto, dopo aver ottenuto il via libera dal marchese, rinnovarono la vecchia stalla. Girarono gli animali (non più legati con il muso alla parete), creando un corridoio centrale per scaricare con il carretto erba e fieno. Una prima conquista tecnologica, che ridusse la fatica e velocizzò le operazioni. Nel 1976 arrivò la nuova stalla, da circa 70 capi per l’ingrasso, e tre anni più tardi quella famosa lettera con cui il marchese comunicava l’intenzione di alienare tutti i suoi possedimenti. Oltre alle due stalle, al portico e alla casa, c’erano anche 56 giornate. Le mani tremavano alla firma dell’atto, ma nel giro di pochi anni tutti quei debiti vennero onorati.

Con la “Cascina Re” diventata di famiglia, i fratelli decisero di convertirsi alle vacche da latte: iniziarono con una sessantina di frisone, mungendo con trasporto latte e facendosi aiutare da quei figli (Roberto e Silvano), che poi diventeranno la terza generazione di Brugiafreddo in azienda. Tassello dopo tassello, l’impresa continuò a crescere. Nel 1988 la vecchia stalla venne ampliata e fu costruita la prima sala mungitura. Nel 1994 si decise poi di costruire un nuovo portico, che soltanto due anni più tardi venne ulteriormente ingrandito. E nel 2000 arrivò un’altra stalla. Era il periodo delle quote latte, della decisione di acquistare e affittarle (nonostante la posizione pedemontana dell’azienda avrebbe potuto portare ad altre scelte), dei 150 capi allevati complessivamente. Ma per arrivare ai circa 380 di oggi (170-180 in mungitura, con una produzione di 55 quintali al giorno), la strada è lunga.

Nel 2005 la sala mungitura venne rifatta e ampliata e nel 2008 si costruì un nuovo portico, dove campeggia la scritta “Cascina Re” a ricordo di quello che fu e di ciò che è oggi l’azienda. Azienda che nel 2012 passò ufficialmente nelle mani dei figli, i cugini Roberto e Silvano, che come i genitori hanno lo sguardo sempre proiettato al domani. Nel 2013, infatti, decisero d’investire in un progetto “parallelo”: costruiscono un impianto biogas per smaltire i rifiuti dell’allevamento, sfruttando esclusivamente le potenzialità della cascina senza dover acquistare materiale da fuori. Un investimento a misura di azienda, che – come raccontano i titolari – consente un ottimale ciclo di gestione degli scarti, permettendo alla cascina di restare pulita e producendo un fertilizzante (il digestato) molto richiesto dai tanti frutticoltori della zona.

Oggi in cantiere c’è l’ampliamento di una stalla, con cuccette per un maggior benessere animale. Un’azienda che non si ferma e che guarda con fiducia alle sfide delfuturo. Un futuro che si chiama Stefano (1999), Enrico (2001), Francesco (2005) – figli di Roberto e Simona Peretti – e Nicolò (2006) e Mattia (2011) – figli di Silvano e Eleonora Inaudi. La quarta generazione di Brugiafreddo è quasi pronta a raccogliere il testimone.

LE TAPPE

1955

Bartolomeo prese a mezzadria la cascina del marchese

1967

Subentrano i figli Giovanni e Chiaffredo

1979

L’azienda viene acquistata dalla famiglia Brugiafreddo

2012

Arriva la terza generazione: Roberto e Silvano