Carne, tutela della sicurezza alimentare

L'omologazione della dieta rischia di compromettere la qualità

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Basta con la demonizzazione degli allevamenti. È la battaglia che porta avanti l’Anabic (Associazione Nazionale Allevatori Bovini Italiani Carne), che porta a supporto delle sue tesi i dati forniti dall’Ispra (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale), che quantifica in appena il 3% il valore delle emissioni di gas serra provenienti dagli allevamenti bovini.

Come sostiene l’associazione di categoria (che conta più di 5 mila aziende agricole associate, con una consistenza complessiva di oltre 160 mila capi), il metano prodotto dagli animali ha un ciclo di vita in atmosfera che non supera i vent’anni (arrivando anche ad azzerarsi), a differenza dell’anidride carbonica prodotta dai trasporti e dall’industria, proprio quella che «promuove la produzione di carne sintetica, solo per ragioni di business che poco hanno a che fare con la tutela ambientale», per usare le parola del presidente Anabic, Luca Panichi.

«Da sempre – precisa il direttore Stefano Pignani – siamo impegnati in un processo di miglioramento genetico delle razze che va nella direzione di quella trasparenza e tracciabilità sempre più richiesta dal consumatore attento che chiede informazioni chiare. La distintività garantita dagli allevamenti bovini di razze così importanti come quelle che rappresentiamo è un unicum che la carne sintetica non può proporre perché la sua produzione è frutto di un processo di omologazione. E l’omologazione, nel cibo, può solo generare incertezze. La sicurezza alimentare, invece, arriva proprio dalla diversificazione produttiva».