Multe fino a 60mila euro a chi chiede certificazioni “virus free”

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Nel mondo, proprio durante la crisi sanitaria, c’è chi ha cercato di speculare sull’emergenza, chiedendo addirittura una certificazione “virus free” per i prodotti alimentari italiani. Una pratica sleale, che molte aziende italiane hanno denunciato alle autorità competenti, e che potrà essere punita – come prevede un decreto legge – con una sanzione fino a 60 mila euro. Il Ministero della Salute, in una nota, ha ribadito che tutti gli alimenti italiani sono sicuri e, soprattutto, che non ci sono evidenze scientifiche che dimostrino la trasmissione del virus tramite gli alimenti. La sicurezza di latte, burro e formaggi (in generale dei prodotti lattiero-caseari particolarmente noti e apprezzati all’estero, quindi più colpiti da questa speculazione) continua a essere garantita secondo le norme vigenti. La richiesta di un bollino “virus-free”, ai sensi delle direttive Ue, rappresenta quindi una pratica sleale che può essere punita con una multa da un minimo di 15 a un massimo di 60 mila euro.