«Più tutela delle razze»

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«In dieci anni l’agricoltura italiana ha perso oltre un milione e settecentomila animali come mucche, maiali, pecore e capre».

Lo afferma Coldiretti spiegando che si tratta di un fenomeno che riguarda principalmente la montagna e le aree interne dove mancano le condizioni economiche e sociali per garantire la sopravvivenza dei pastori. In Piemonte la zootecnia da carne si fonda su numeri significativi: le aziende che allevano la razza bovina Piemontese sono 6 mila e impiegano 15 mila addetti, oltre 315 mila capi e un fatturato che arriva a 500 milioni di Euro. Un numero consistente di bestie, principalmente ovini e caprini, si alleva nelle zone alpine e prealpine con 500 malgari che vanno in alpeggio. «E anche il clima influisce sugli allevamenti. Questo è capitato con il patrimonio ovino piemontese che risente dei cambiamenti climatici e della siccità: molte le razze in via di estinzione dalla pecora delle Langhe alla Frabosana, dalla Sambucana alla Garessina, dalla Tacola alla Biellese e dalla Saltasassi alla Savoiarda», spiegano da Coldiretti. Come se non bastasse il clima, nelle aree montane influiscono anche gli attacchi dei lupi. «Gli animali custoditi nei nostri allevamenti sono un tesoro che va tutelato e protetto. Così si mette a rischio il presidio di un territorio, da parte degli imprenditori, in cui il mantenimento è garantito dall’allevamento. Tutelare la biodiversità agricola significa creare filiere ecosostenibili, efficienti e competitive: investire sulle differenze è una condizione necessaria per distinguersi in termini di qualità delle produzioni e affrontare il mercato globalizzato salvaguardando, difendendo e creando sistemi economici locali attorno al valore del cibo», concludono dall’associazione di categoria.